Staremo a vedere

mio articolo da CALCIOSTRUZZO del 23 maggio 2010

Era ora! E’ finito un anno terribile, pervaso da tensione, odio serpeggiante, eccessi, confusione, servilismo, partigianeria, disinformazione, attacchi, malagiustizia, cose già viste. Un anno di calcio, insomma. E non sto parlando di quello giocato, che non sembra più contare tanto.

La Finale di Madrid è stato il giusto coronamento di un quadriennio come nessuno mai prima e spero nessuno mai più. Penalizzante per vincitori (ma quanti?) e vinti, perché a parte i numeri, peraltro anomali nella loro esagerata ripetitività, su niente c’è stata chiarezza e l’atmosfera da bar ha fatto irruzione nel calcio serio, divenuto a dispetto della qualità poco più che una barzelletta. Chiaramente sporca.

E’ triste che il valore reale di tante stagioni e in particolare di questa, rara per gli almanacchi, possa dipendere quasi esclusivamente dalle convinzioni individuali. La responsabilità va innanzitutto alla Giustizia Sportiva, pessima, inetta, pavida, fumosa e ingiusta tanto coi vincitori che coi vinti, che in questo periodo sono stati sempre gli stessi. Con un pasticciaccio all’italiana che lascia ancora i rappresentanti di ogni squadra (dico i rappresentanti, non i tifosi) a darsi addosso reciprocamente neanche fossero fuori da un bar, dove si regolano i conti nel modo peggiore come ai tempi del Far West (non a caso divenuto sinonimo di pericolosa anarchia) fuori dai saloon.

L’epilogo della serata di Madrid, dopo che sul campo avevano trionfato giocatori fortissimi, dice tanto sulla natura di questa stagione, che altro non è se non l’amplificazione di quelle immediatamente precedenti. Poche settimane fa era stato attaccato Totti per i pollici versi alla fine del derby, e a chi non dava credito alla sua spiegazione per cui chi non è di Roma non può capire suggerisco di valutare l’iniziativa personale di Materazzi, che nel momento più emozionante della sua carriera con un Club ha voluto dare rilievo innanzitutto alla presunta umiliazione juventina. In questi due episodi di dubbio gusto, pur essendo libera espressione di chi li ha compiuti, si può trovare motivo di sollievo perché dimostrano che anche le fazioni che più si avversano si somigliano e potrebbero essere motivo di unione più che di separazione. Questo, oltretutto, a pochi giorni dall’esposizione dello striscione con cui si suggeriva allo stesso Totti di mettersi il dito non in bocca ma più in basso e dall’altra parte, riprendendo la delicatezza di quello con cui Ambrosini invitava tutta l’Inter a mettersi sempre dove non batte il sole lo scudetto vinto l’anno in cui il suo Milan alzava la Coppa per cui non avrebbe dovuto gareggiare se le sentenze della prima Calciopoli fossero state rispettate.

Per rimanere in tema di esternazioni e convinzioni individuali, ma anche di spirito, è il caso di riflettere sulle parole pronunciate ieri sera da Moratti, il quale come prevedibile ha sottolineato che l’aver ottenuto ‘solo’ questo successo e quelli degli ultimi anni non è da imputare ai suoi vecchi sperperi sul mercato bensì alle malefatte di chi adesso è sotto processo a Napoli. Cosa a cui chi avversa Moratti, altrettanto prevedibilmente nonché provocatoriamente, potrebbe rispondere dicendogli che l’Inter può vincerne venti di fila di Coppe ma non otterrà mai il riconoscimento, quella cosa che vale ben più dei famosi titoli. Roba da farsi venire un’ulcera, con tutti gli investimenti fatti. E comunque si tratta di una serie di opinioni e nulla più con cui si chiude il cerchio, tornando alla famosa Giustizia Sportiva che ha creato scudetti di cartone, come li si chiamano, ma da ieri a detta di altri anche Coppe di cartone: insomma, c’è da fare una bella raccolta differenziata.

Tornando a Moratti, c’è da augurargli che siano finiti i tempi in cui la sua Inter era considarata una mucca da mungere. Anche se ora può valere la pena di elargire denari, vista la differenza abissale che c’è fra Recoba e il capriccioso Maicon della scorsa estate, o Milito che ieri nel corso della prima intervista che gli hanno fatto dopo la partita più importante della sua carriera ha detto di avere ricevuto delle offerte e c’è da aspettarsi che se non gli alza lo stipendio il Presidente nerazzurro si vedrà recapitare indietro dal Principe il famoso ‘vaffa’ che gli aveva gridato quando si era… permesso di sbagliare un gol, dopo tutti quelli fatti e che sicuramente avrebbe fatto, e non a caso gli ultimi quattro hanno regalato ai nerazzurri la Tripletta di cui si parlerà per anni. E in considerazione della differenza che c’è soprattutto rispetto a Mourinho, visto il suo peso specifico, anche se in questo caso i soldi hanno potuto tutto ma non possono più nulla adesso.

A proposito, se fino a ora ho riportato soprattutto pensieri altrui, nel caso dell’uomo pagato decine di milioni e arrivato addirittura dal Portogallo per attuare l’italianissimo catenaccio (e che comunque ha vinto), mi permetto di dire che il suo addio dai corridoi del Bernabeu mentre i suoi ancora festeggiavano è stato semplicemente sconvolgente. Sarò un sentimentale, ma è così. D’altra parte abbiamo imparato a conoscerlo bene in questi due anni di prostrazione mediatica davanti a lui (checché ne dica) e dovevamo aspettarci che quei famosi due o tre giorni di meditazione dopo la Finale non ci sarebbero mai stati, perché aveva già deciso. Figuriamoci! E allora forse, a ben pensarci, non dobbiamo stupirci che abbia avuto lo stomaco di dire ‘ciao ciao’ a mezz’ora dal fischio finale. Penso che a Moratti come a tutti gli interisti spiaccia di non poter creare una vera dinastia sul modello del Milan o del Manchester United. E mi auguro che tanto quanto Mourinho considererà di certo anche questi trofei vinti in Italia innanzitutto come suoi, altrettanto all’Inter lascino da parte il cuore e si sentano 1) soddisfatti per aver goduto dei servigi del più vincente fra i mercenari e 2) entusiasti per delle vittorie davvero storiche, sulle quali ci sarà sempre da ridire ma non di più rispetto a quelle degli altri, anche se con quel tarlo di Calciopoli che non ci farà mai sapere se l’Inter di oggi, similmente ma un po’più del Milan delle tante Coppe durante il bando delle inglesi, sarebbe stata la più forte comunque. Questo mentre i numeri, a ogni buon conto, le danno ragione.

Insomma, staremo a vedere cosa succederà adesso. Vedremo se magari calciatori, dirigenti e giornalisti ci regaleranno finalmente una stagione con più protagonisti e meno veleni, lasciando che a scannarsi siano i tifosi. Vedremo se dopo qualcosa che somiglia al diritto divino della Juventus e all’intoccabilità del Milan la nuova Inter che vince eviterà di farsi associare a uno spirito di rivalsa che metaforicamente ricorda le rivoluzioni popolari e che già serpeggia. Perché l’esempio dev’essere dato dai primi della classe, che possono cogliere una grande occasione e far maturare l’intero sistema evitando che con le dovute differenze accadano cose che dipendono dallo stesso spirito che ha pervaso l’Italia dal ’43 al ’45: un tutti contro tutti da cui come sempre esce umiliato il Paese. E in questo frangente il calcio giocato, che mi auguro continui a piacere e animare più di tutto il resto. In attesa di scoprire chi vincerà campionato, Coppa Italia e Champions che quest’anno si sono comunque tinti di nerazzurro a dispetto di ogni dubbio, sospetto e polemica. Immancabili.

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