Brandelli d’Italia

mio articolo da CALCIOSTRUZZO dell’11 agosto 2010

E via! Archiviati Mondiali, Lippi e vecchi campioni è ripartita l’avventura della Nazionale Italiana. O meglio ha preso inizio un nuovo, avventuroso capitolo azzurro.

A Londra, il vuoto degli spalti di Upton Park ha fatto il paio con quello di idee dei ragazzi di Prandelli, la cui convocazione è ancora da capire se sia stata tutta farina del sacco del nuovo c.t. piuttosto che un misto fra imposizioni della piazza e dei corridoi della Federazione.

Nessuno si aspettava una gran prova a poche decine di ore dal primo incontro fra questi nuovi protagonisti, giocatori e tecnici. Soprattutto perché senza perdersi nei retorici quanto strampalati commenti per cui i nuovi convocati si sono dimostrati frizzanti resta il fatto incontestabile che sono piuttosto giovani. Il che non è una colpa. E se lo è non è loro, perché l’unico rischio è che si ritrovino ad avere 25 anni senza che gli si sia fatta fare esperienza ad alti livelli, come dire una rappresentativa giovane però un po’ cotta. Ma alcune considerazioni si possono comunque già fare, a partire da una sterilità di spunti a cui confronto quelli del povero Marchisio versione rifinitore in Sud Africa erano da leccarsi le dita. Invece in campo c’era Cassano, che però ha avuto la stessa precisione negli assist di un golfista al colpo d’apertura… Le qualità del barese non si discutono e le ho ben presenti, ma una sua prestazione sotto tono dovrebbe far capire ai contestatori ‘senza se e senza ma’ che non bastano il nome e la fama per far sempre bene. A Cassano, poi, in ragione dell’esperienza internazionale già fatta in azzurro e coi diversi Club in cui ha militato spettava il ruolo di trascinatore in avanti come a De Rossi a centrocampo e a Chiellini in difesa. Ma se questi ultimi hanno giocato bene nel caso del sampdoriano le ipotesi sono due: o è ancora indietro nella preparazione oppure non meritava di assurgere a simbolo degli attacchi a Lippi, a meno che poco interessasse a chi lo portava sugli scudi che le sue sgambate confermassero sempre e comunque le feroci critiche mosse a prescindere all’ex c.t. ben prima di vedere come ha avuto il coraggio di schierare i suoi uomini in Sud Africa. In quanto all’altro paladino degli antilippiani, Balotelli, mi sento di dire soltanto che la stampa inglese gli ha voluto dare addosso con gratuita cattiveria, forse spaventata da un’analoga povertà tecnica e, complice Capello, tattica della propria Nazionale. E per questo pronta a interpretare a modo suo, invertendolo, il vecchio adagio per cui il miglior attacco è la difesa.

Detto questo, c’è da notare che un blocco juventino esiste ancora. Eccome se c’è! E non è che via Lippi chi ha l’ossessione dei bianconeri non debba più far di conto… Forse però sarebbe il caso che iniziasse a porsi certe domande. Sarà che fra le squadre capaci di dare alla Nazionale calciatori che giocano anche in Europa la Juve è l’unica a puntare sempre e comunque sugli italiani, ma fra assenti che altrimenti sarebbero sicuri titolari, giocatori già buttati nella mischia e altri che fanno comunque parte del gruppo arriviamo a sfiorare numeri record. Buffon, il Motta italiano, Chiellini, Bonucci, Marchisio, Pepe, Amauri, Iaquinta. Sempre che qualcuno non voglia buttarci dentro pure i vari Molinaro e Criscito che la Juve ha lanciato benché poi anche scaricato oppure non intenda ridimensionare la cosa ed escludere Bonucci, di origini diverse, e coloro che si erano guadagnati la prima convocazione con altre squadre. Per tornare alle famose domande che qualcuno potrebbe porsi, però, non è che messa da parte l’avversione viscerale per Lippi e la Juventus questa Società si stia semplicemente e per l’ennesima volta dimostrando quale unico vero serbatoio azzurro, in saecula saeculorum?

A proposito di bianconeri, ho menzionato Amauri. E qui son dolori. Lo sono almeno per come vedo io il calcio. Alla fin fine non è che non aver imparato l’inno dopo tante dichiarazioni d’amore per il nostro Paese sia stata per forza una manchevolezza. La si può leggere come l’espressione di un velato imbarazzo nel momento in cui la maglia tanto inseguita se l’è messa indosso per davvero. L’ormai italo-brasiliano, che non può nemmeno essere assimilato a un oriundo dato che di sangue italiano nelle vene non ne avrà mai a meno che non si faccia delle trasfusioni, non è comunque il caso più strambo fra quelli dei giocatori che Prandelli ama definire ‘nuovi italiani’. E’ da stampa e Federazione, che ormai pari sono in quanto a influenza, che sono stati indicati i casi più clamorosi. Thiago Motta è stato già inserito fra i delusi per la mancata convocazione mentre addirittura è Ledesma il prossimo campione che potrebbe rinforzare il centrocampo azzurro… Roba da non crederci! Io vorrei tornare indietro nel tempo, a quando erano bambini, e chiedere a ognuno di loro per quale Nazionale volesse giocare. Secondo voi? Senza considerare che se fossero finiti in Germania o avessero sposato una tedesca adesso starebbero esaltando la Nazionale di quell’altro Paese lì. Idem in Inghilterra. Eccetera eccetera. E coi vari Maxi Lopez e Zarate pronti a far parte di questo nuovo fantastico gruppo, non m’interessa che alcuni abbiano nonni italiani e altri invece abbiano la moglie di qui. Già è dura da digerire che si possa diventare comunitari e che quindi si trovi una collocazione diversa nel mercato dei Club. Figuriamoci questo circo delle nazionalità. Nel commercio (di questo si tratta) tutto è possibile, ma umanamente e sportivamente è grottesco.

La considerazione più importante però è un’altra e non ha niente a che vedere con la supposta brillantezza dei nuovi ragazzoni del povero Prandelli né con un autentico desiderio di rinnovamento civile e costruttivo da parte della Federazione, a meno che il ruolo di Roberto Baggio non sia di peso. Intendo dire che la Nazionale del Sud Africa era il mal di testa dell’Italia del pallone e quella che sta nascendo è l’antinfiammatorio col quale provare ad arginarlo: anche nel migliore dei casi avrà effetti collaterali, e per evitare che devasti lo stomaco bisogna prima mandar giù qualche boccone. Amaro. Ah, come sarebbe bello che si ricorresse invece ai rimedi naturali! Con giovani italiani che crescono, le squadre di qui che li fanno giocare, un reale entusiamo derivante dall’identificazione e poi, con un po’ di fortuna, i numerosi titoli dell’Under 21 di qualche tempo fa replicati dalla Nazionale maggiore.

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