mio articolo da COMUNITA’ ITALIANA di ottobre 2010
Nel mondo del pallone nostrano hanno recentemente fatto irruzione un paio di novità. Una di carattere organizzativo, vale a dire l’introduzione della partita della domenica all’ora di pranzo; l’altra mediatica, cioè l’ammissione delle telecamere negli spogliatoi prima di ogni partita. Sono innovazioni che non avrebbero alcun legame tra loro se non fosse che sono anche gli indicatori di due atteggiamenti tipicamente italiani: il perenne lamentarsi e l’assuefazione alla banalità.
Andiamo con ordine. Ne è passato di tempo da quando ci raccontarono che le partite di cartello del campionato inglese programmate a mezzogiorno rientravano in un piano di controllo dei tifosi scalmanati. Alcuni studi, ci dicevano, avrebbero provato la minore pericolosità degli ultras più violenti prima di una certa ora. Fatti due calcoli sui fusi orari asiatici e considerato l’improvviso fiorire di sponsor asiatici anch’essi, però, a più di una persona era sorto il dubbio che la sicurezza c’entrasse poco o che quanto meno esistesse una fortunata coincidenza fra i ‘prime time’ indonesiani, cinesi e giapponesi e i momenti del giorno in cui i teppisti inglesi erano più controllabili. C’ha pensato Galliani, l’estate scorsa, a fugare ogni dubbio. Le partite disputate e trasmesse all’ora di pranzo, aveva spiegato, costituivano una mera quanto preziosa fonte di entrate e questo valeva anche per Lega e squadre di Serie A, nessuna esclusa, che da lì a pochi mesi avrebbero sperimentato questa nuova formula.
Partendo da questo presupposto, dovrebbe fare specie che dopo le prime giornate siano piovute lamentele da più parti. Non stupisce invece il fatto che a lamentarsi siano stati alcuni fra i più noti e vulcanici Presidenti della massima serie italiana dopo che le loro rispettive squadre non erano riuscite a portare a casa i tre punti da questo appuntamento. C’è da chiedersi come possano lagnarsi dopo aver firmato l’ennesimo contratto remunerativo che lega il calcio alle televisioni. Sarebbe meglio dire ‘assoggetta’ ma data la libertà di ogni contraente di aderire o meno, foss’anche attraverso l’intermediazione di un organo collegiale come la Lega, scappa da ridere. Non è tempo che certi primattori del nostro calcio si assumano le proprie responsabilità prendendo finalmente una posizione chiara? Sarebbe infatti opportuno che non fingessero disagio e comunanza d’interessi coi tifosi insoddisfatti perché, è evidente, il loro primo pensiero non è per le sorti della squadra ovvero dei colori bensì per quelle della Società, leggasi profitti.
Ma l’assurdo sta anche in altro. Mentre questi Presidenti, in attesa dei prossimi, c’è da scommetterci, piangono dorate lacrime di coccodrillo, una parte della televisione satellitare si vanta di aver proiettato i tifosi in pantofole nel futuro dell’informazione. Da questa stagione chi non va allo stadio può godersi interviste a bordo campo fra un tempo e l’altro e soprattutto le immagini dagli spogliatoi prima del fischio d’inizio. “Entreremo nel ‘sancta sanctorum’ del calcio, potremo finalmente farvi vivere le emozioni e le tensioni del prepartita coi vostri idoli, seguiti nell’imminenza di scendere in campo!” ci avevano annunciato. Peccato che nessun allenatore darebbe le ultime indicazioni tattiche e nessun giocatore riuscirebbe a trovare la concentrazione in presenza delle telecamere. Ecco allora che è necessario spacciare per immagini in diretta (e dell’ultimo momento) quelle registrate mezz’ora prima: in un trucco del genere mi sono già imbattuto allorché ho visto ripetersi la stessa scena, definita sempre in diretta. Insomma, siamo alla presa in giro. E soprattutto, mi chiedo, cosa c’è da vedere? Dai, possiamo tranquillamente fare a meno di questi servizi che ritraggono calciatori inibiti e restii a mostrarsi per quel che sono, che quando arriva la telecamera sghignazzano, si ammutoliscono e abbassano lo sguardo come a significare “guarda cosa ci tocca fare…”
Insomma, da un lato un atteggiamento teatrale e tanto più antipatico quanto più si pensa che i più importanti protagonisti del calcio possono permettersi di lanciare il sasso e poi nascondere la mano. Lamentandosi pure di quel sasso lanciato. Dall’altro, ecco una cronaca televisiva propinataci, oltre che coi soliti toni esagerati e autocelebrativi, nel più assurdo dei modi: riadattando sempre più spesso la realtà, come succede anche in molti TG di carattere generale. Tristemente. E’ come se del discernimento di chi guarda non importasse nulla perché l’importante è trasmettere qualcosa di fintamente inedito per giustificare nuovi investimenti degli sponsor. Per me, queste due facce della stessa e italianissima medaglia pari sono.