mio articolo da SAN SIRO CALCIO del 30 ottobre 2010
I più giovani e i meno informati potrebbero chiedersi per quale motivo si dovrebbe parlare del settore giovanile di un Club che raggiunse l’apice della sua storia più che centenaria soltanto a metà degli anni Ottanta, con la Finale di Coppa Intercontinentale persa contro la Juventus. I nomi di Maradona, Borghi, Redondo, Riquelme, Cambiasso e Batista, attuale commissario tecnico dell’Argentina, dovrebbero bastare a giustificare questa scelta. Ma non solo: Placente, Taricco, Sorin, il c.t dell’Argentina ai Mondiali 2006 Pekerman, Insua e Coloccini per dire solo dei più noti anche dalle nostre parti.
In Sud America si dà più importanza alle origini dei giocatori che alle loro vicende professionistiche. E così, per esempio, mentre da noi si è portati ad associare Maradona al Boca Juniors in Argentina si pensa subito al cosiddetto Bicho Colorado (coccinella), che proprio al Pibe de Oro ha intitolato il proprio stadio. Con la maglia rossa del Club della Paternal, uno dei quartieri di Buenos Aires, Maradona debuttò il 20 ottobre 1976 quando aveva appena 16 anni. Leggendone l’autobiografia si scopre come le radici del successivo passaggio al Boca Juniors affondino in una sua esibizione durante l’intervallo di un Argentinos-Boca disputato sul campo del Velez addirittura nel 1970, un decennio prima che si realizzasse il trasferimento. Era ancora pressoché sconosciuto dato che aveva appena 10 anni e coi suoi palleggi indusse i tifosi avversari a un’ovazione fiume che suonava come la richiesta esplicita di acquistarlo.
La Scuola Calcio ha sede nella Capitale argentina. E’ distinta in settore infantile e giovanile, che nel complesso include più di 350 fra bambini e ragazzi che possono allenarsi su 5 campi di erba naturale all’interno di una struttura di quasi 90.000 metri quadrati. Anello di congiunzione fra vivaio e professionisti, come in tutte le squadra argentine, è la Reserva.
Da una Società con tanta tradizione ci si aspetta il lancio continuo di giovani campioni in prima squadra. E così è. Il difensore Berardo (20 anni), i centrocampisti Laba (19) a Coudannes (21) e gli attaccanti Salazar (20) e Barrera (19) sono i principali rappresentanti della nuova generazione di campioni del Bicho già proiettati nel calcio professionistico. Indipendentemente dall’età, della rosa della squadra che partecipa al campionato Apertura fanno comunque parte un totale di 18 giocatori provenienti dalle divisioni inferiori, un numero davvero strabiliante anche in un Paese economicamente instabile e per questo dipendente dai vivai come l’Argentina.
Il premio a un’impostazione così marcata, attenta com’è da sempre ai giovani talenti ma agevolata solo recentemente da investimenti ingenti, è giunto appena qualche mese fa. Sotto la guida di un simbolo di quel vivaio quale è Claudio Borghi (ex milanista al pari di Fernando Redondo), l’Argentinos ha infatti vinto il suo terzo campionato argentino, il primo nell’ultimo quarto di secolo ma pur sempre un evento dato la politica di questa Società volutamente dedicata al lancio di campioni la cui vendita è spesso risultata vitale per la sua sopravvivenza.