mio articolo da RIVERPLATE.COM del 7 gennaio 2011
Questa volta è finita davvero. L’ennesima assenza a un allenamento, questa volta il primo della stagione, è valsa ad Ariel Ortega l’esclusione dal gruppo. JJ Lopez non lo porterà in ritiro a Mar del Plata e il Burrito, il cui contratto col River scade a giugno, è libero fin da ora di trovarsi un’altra squadra.
L’allenatore non ha avuto esitazioni. Certamente abituato a far mantenere la disciplina dopo anni durante i quali ha curato l’intero settore giovanile del Club, era anche conscio delle ripetute crisi di questo campione che, vittima di alcool e depressione, ha avuto numerose ricadute nelle ultime stagioni. E in uno dei momenti più delicati della storia della Banda, con la necessità inderogabile di fare una stagione regolare raccogliendo il maggior numero possibile di punti per evitare una clamorosa retrocessione, ha forse voluto eliminare fin dal principio un possibile impedimento. Può suonare strano dato che l’amore di Ortega per il River è indubitabile, ma bisogna ammettere che pur animato da tanto sincero attaccamento troppe volte il Burrito ha finito per danneggiare la squadra. Certo, alcuni suoi colpi risolutivi hanno anche tolto le castagne dal fuoco al River in frangenti delicati (si pensi ai più o meno recenti finali mozzafiato con Quilmes, Chacarita e Tigre, gol o assist che abbia fatto), ma a un DT solo apparentemente immemore di tutto ciò non si può onestamente rimproverare di voler lavorare su e con un gruppo innanzitutto disciplinato e tranquillo, sereno, senza problemi da risolvere ancora a bocce ferme. Intenzione, questa, ravvisabile anche nell’analoga fermezza tenuta con un Buonanotte che sembra pretendere la titolarità.
Fatto sta che Ortega se ne va. Un’altra volta. Come nel 1997, quando dopo aver conquistato la Libertadores dell’anno precedente iniziò la parentesi europea che l’avrebbe portato al Valencia, alla Sampdoria e al Parma. Come nel 2002, quando dopo il rientro a Núñez se ne andò al Fenerbahce. Come nel 2008, quando dopo la squalifica inflittagli dalla FIFA per non avere rispettato il contratto coi turchi (che lo fece pensare all’abbandono del calcio), l’Apertura conquistata col Newell’s dell’altro idolo millonario Gallego che l’aveva assoldato quando sembrava che il suo addio ai campi fosse irrevocabile e un’altra tappa al River fu mandato alcuni mesi all’Independiente Rivadavia, lontano dalle tentazioni. Dopo l’ennesimo ritorno alla Banda, l’ultimo, questa volta però se ne va per sempre.
E allora non resta che salutare affettuosamente questo ragazzo fragile e appassionato, irresponsabile solo per finta. Se umanamente a lui va tutto il nostro cuore, del fantastico giocatore che è non dimenticheremo mai i 10 anni trascorsi con la Banda, coi 6 campionati e la Libertadores vinti indossandone la maglia. Dall’esordio nel dicembre 1991, con Passarella allenatore, Ortega ha fatto in tempo a giungere fino al 2011, con Passarella presidente. Una settantina di reti e una serie infinita di spunti e suggerimenti hanno ripetutamente illuminato campo, gioco e lo sguardo di tutti i suoi sostenitori, arrivati a celebrarlo, ancora in attività, insieme agli idoli del passato.
Ovunque andrai e qualsiasi cosa farai, Ariel, buona fortuna!