mio articolo da RIVERPLATE.COM dal 21 febbraio 2011
Battere l’Huracan significava staccare nella graduatoria del Descenso l’ultima squadra impelagata nella zona retrocessione – appunto il Globo – e contemporaneamente affacciarsi ai piani alti della classifica del Clausura. Due obiettivi logici, anche se col primo più urgente del secondo. Due speranze covate con diversa intensità a seconda dello spirito dei diversi tifosi della Banda. Da una parte ci sono infatti i più realisti – che badano alla salvezza e hanno nel mirino la quota-salvezza dei 30 punti – mentre dall’altra gli inguaribili romantici – che invece non riescono a dimenticarsi del blasone del Club. Con la costante presenza massiccia di sostenitori in un Monumental sempre più colmo ogni settimana che passa, però, capace però di mettere tutti d’accordo.
Fatto sta che il River ha vinto e in una botta sola, ancora imbattuto e senza aver subito gol, si ritrova nella scia delle capolista e, staccato proprio l’Huracan, a un passo da Tigre e Independiente nella graduatoria del Descenso, con la ghiotta opportunità di agguantare i rossi di Avellaneda nello scontro diretto del fine settimana.
Il River si presentava a questa sfida senza gli infortunati Carrizzo, fermo da tempo, e Funes Mori, vittima di un recente pubalgia che lo terrà fuori due settimane, ma nemmeno lo squalificato Maidana. JJ Lopez aveva quindi optato per il suo classico 3-4-2-1 con Chichizola ancora fra i pali, Roman, Ferrero e J.M. Diaz in difesa, le accoppiate Almeyda-Acevedo e Ferrari-Pereyra a centrocampo con compiti rispettivamente di contenimento e spinta sulle fasce, quindi Lamela e Lanzini dietro l’unica punta Pavone. Come ricordato non era disponibile il Mellizzo, ma il tecnico non ha comunque ritenuto di dover affiancare nessun altro al Tanque, nemmeno quel Buonanotte che, già del Malaga, ha deciso di restare altri sei mesi anche per accomiatarsi dal suo amato popolo meglio di come avrebbe fatto se avesse lasciato il Club questo inverno, dopo un anno e mezzo tragico sul piano personale e drammatico su quello professionale.
Dopo un primo tempo deludente in cui hanno fatto notizia giusto un paio di conclusioni imprecise sugli sviluppi di altrettanti calci piazzati e il palo di Lanzini, la ripresa è stata subito scoppiettante. Nel giro di un quarto d’ora erano già stati segnati i due gol che hanno fissato il risultato finale, entrambi propiziati da assist al bacio di un Pavone sempre più fulcro del gioco offensivo della squadra, facendo di volta in volta quel che serve. Prima Lamela al termine di un’azione corale iniziata niente meno che da Acevedo e poi Ferrari, di testa, hanno firmato le reti del trionfo.
Lamela in particolare ha deliziato la folla, riprendendosi dal passaggio a vuoto di settimana scorsa e parzialemente nascondendo le pecche di Lanzini, che invece contro il Tigre aveva convinto. Benissimo anche Almeyda e Acevedo, come Ferrari. A centrocampo il solo Pereyra è apparso leggermente sotto tono, ma è giovane e gli alti e bassi gli vanno concessi. In difesa così così Chichizola, anch’egli soggetto alla stessa alternanza di forma di Pereyra, ma bene la linea a tre. Infine, giudizio sospeso ancora una volta su Buonanotte, gettato nella mischia a metà del secondo tempo, anche se da considerare è innanzitutto la linea scelta da JJ Lopez, che non pare volersi affidare a lui.
In definitiva quella di ieri è stata una serata ‘sì’ per questo River giovane, autosufficiente, figlio al tempo stesso dell’austerità imposta dal post-Aguilar e dell’inesauribile fucina di talenti del Club, che non a caso il suo responsabile degli ultimi anni, JJ, sta gestendo al meglio sul palcoscenico dei professionisti. Senza dimenticare il ruolo da chioccia anche sul campo di un altro ‘millonario’ doc, Almeyda. Ci vuole pazienza, con questi ragazzi. Ma basterebbe che anche solo metà dei tanti pareggi dell’Apertura si trasformassero in vittorie perché questo gruppo sfiorasse il cielo.