mio articolo da RIVERPLATE.COM del 19 giugno 2011
La realtà può essere ben peggiore della finzione. E così è in questo caso. Dopo mesi di ipotesi sul rischio di una retrocessione tanto impensabile fino a qualche anno fa quanto realistica più il tempo passava, è successo per davvero: il River va agli spareggi.
Le premesse erano inquietanti. Si veniva da 6 partite senza vittoria, di cui le ultime 4 terminate in altrettanti pareggi: nel complesso, 14 punti lasciati per strada dei 18 in palio. E in casa non vinceva da più di due mesi. Così come, sempre in casa, contro il Lanus non si era riusciti a vincere gli ultimi due confronti benché, in generale, degli ultimi 5 si fosse conquistato se non altro l’ultimo, quello in trasferta dello scorso Apertura. Il Granate, per giunta, nonostante fosse reduce dall’imprevedibile e decisivo stop interno di settimana scorsa in seguito a cui aveva abbandonato ogni speranza di potersi laureare campione, esclusa proprio questa sconfitta interna con l’Argentinos veniva da una formidabile serie di 11 risultati positivi, comprese 3 vittorie esterne nelle ultime 3 uscite.
Con riguardo alla lotta per non retrocedere, poi, nemmeno vincere sarebbe stato sufficiente alla Banda. Il contemporaneo successo dell’Olimpo avrebbe significato spereggio, e se poi il Tigre avesse pareggiato allora ci sarebbe stato addirittura un triangolare per evitare di giocare la Promocion contro il Belgrano, quarto classificato in Primera B. Ancora l’Olimpo nel destino della Banda, esattamente come tre anni fa quando una doppietta di Buonanotte alla penultima giornata era valsa l’ultimo campionato vinto. Come cambiano le cose… Sì, anche perché ieri, all’ultima occasione per accomiatarsi dai suoi tifosi, l’Enano non è stato nemmeno convocato e si è dovuto accontentare di ricevere una targa dalle mani del presidente Passarella, che da allenatore l’aveva lanciato, prima che la partita avesse inizio.
Ma si sa, si può andare di male in peggio: i numeri appena ricordati sono stati peggiorati e così dopo 110 anni di storia il River si ritrova vicino alla retrocessione come mai prima, dovendosi giocare la permanenza in massima serie nelle due partite di Promocion col citato Belgrano di Cordoba. Il gol della sconfitta incassato a tempo scaduto non ha sostanzialmente cambiato le cose, incanalate per il peggio fin dai primi minuti quando da Quilmes era giunta notizia che l’Olimpo era passato in vantaggio – e così sarebbe rimasto fino alla fine. Semmai, non aver battuto il Granate ha significato evitare uno spareggio proprio coi bahiensi per decidere chi fosse salvo e chi invece dovesse giocare la Promocion, consolazione questa davvero misera.
Fatto sta che al termine di un incontro sconcertante, sostanzialmente uguale a quelli degli ultimi mesi, la Banda ha incassato l’ennesima sconfitta – un’altra interna. A una difesa immobile e un centrocampo tenuto su dal solo Almeyda, con Pereyra disorientato al suo fianco, si è aggiunto il solito attacco senza idee, confusionario e sostanziamente inoffensivo nonostante la gran quantità di conclusioni. Il gol del momentaneo pareggio di Lamela è sostanzialmente la sola occasione di rilievo che hanno saputo creare i tre là davanti, con un Pavone lento e pesante e un Caruso più simile all’idea generale e negativa che si ha di lui che alla piacevole sorpresa che aveva rappresentato in un paio di uscite stagionali.
Anche i tifosi, alla fine, sono esplosi. Se nel corso della presidenza Aguilar non si erano gettate le fondamenta necessarie a reggere il peso di una storia come quella del River, dall’arrivo di Passarella si è fatto ben poco per puntellare la squadra. L’ultima campagna acquisti aveva portato a Nuñez giusto Bordagaray, mai stato titolare, questo mentre Ortega prendeva la via di Floresta portando con sé, oltre che l’indisciplina che JJ Lopez non poteva permettere, anche l’unico barlume di fantasiosa, lucida follia con cui nel recente passato aveva tolto le castagne dal fuoco per la sua squadra del cuore. Già, JJ Lopez… il quinto allenatore a non aver trovato il bandolo della matassa a partire da Simeone che, dopo la conquista del Clausura 2008, era stato testimone dell’inizio del tracollo, coinciso con l’ultimo posto nell’Apertura 2009.
E dire che nell’Apertura 2010 si erano ottenute appena 8 vittorie a fronte di 7 pareggi – con la frequenza del segno X che aveva fatto da tappo a una rincorsa di punti che si faceva sempre più disperata, vanificando anche il frutto del terzo miglior record in fatto di sconfitte subite. Tutto indicava che si dovesse dare impulso all’attacco, quindi. E invece no, tant’è vero che nel Clausura le vittorie sono scese a 6 (che sommate alle 8 del campionato precedente eguagliano quelle che l’Estudiantes aveva raccolto nel solo Apertura) e i pareggi sono aumentati (8) col risultato che si sono raccattati 5 punti in meno che nel torneo precedente… Insomma, siamo certi che il fallimento non sia partito dai corridoi del Club?
Ma ora, come si dice, le parole stanno a zero. Ci sono due partite in una settimana che valgono tanto quanto le migliaia disputate nel corso dei precedenti 110 anni, se non di più. Con la speranza che al termine della seconda, in casa, al Monumental si possa festeggiare qualcosa. Ma giusto un minuto, prima di tornare a pensare, benché sollevati, a quanto è stato e non deve più essere.
Commenti
Non si puo´aggiungere altro.
Siamo alla porta dell´inferno.
Che il buon Dio ci salvi, i nostri giocatori non ne sono capaci.
Saluti
Pablo