mio articolo da MAGIC FOOTBALL del 15 ottobre 2011
Nel corso del tempo l’Independiente è stato inizialmente l’unico vero Re di Coppe, prima che Milan, Boca Juniors e Real Madrid iniziassero o riprendessero a vincere tanto, quindi è rimasto tale per antonomasia in ragione dei decenni in cui nessuna squadra era riuscita nemmeno alla lontana a insidiargli il primato. Oggi resta pur sempre il terzo Club in assoluto ad aver vinto di più in campo internazionale ma il fallimento di tutti gli appuntamenti extra-argentini del 2011, dopo il ritorno al successo con la conquista della Copa Sudmericana lo scorso dicembre e la prospettiva di agganciare in pochi mesi i rossoneri in testa alla citata graduatoria, l’ha fatto improvvisamente etichettare come il ‘re senza coppe’.
Milan 19, Boca Juniors 18, Independiente 16. E’ questo il podio delle dominatrici della scena internazionale di tutti i tempi. Uscito dalla Libertadores, avesse vinto almeno la Coppa Suruga e la Recopa Sudamericana, lo scorso agosto, il Rojo avebbe affiancato gli Xeneizes per poi dare l’assalto al primo posto per mezzo della Copa Sudamericana, di cui è detentrice e da cui dieci mesi fa era stata rivegliata la sua ‘mistica copera’. Invece in Giappone prima e contro l’Internacional poi ha perso. Quindi il caso ha voluto che a sancire il fallimento totale dell’impresa sia stata proprio quella Liga de Quito, forza emergente del calcio sudamericano dell’ultimo decennio, contro cui aveva iniziato a credere realmente nella possibilità di vincere la citata Sudamericana 2010 eliminandola rocambolescamente in Semifinale per esserne invece buttato fuori nell’edizione in corso. La vittoria interna per 1-0 nel ritorno degli Ottavi di Finale non è infatti bastata agli uomini ora guidati da Ramon Diaz a ribaltare la sconfitta in Ecuador.
Proprio dall’arrivo del nuovo allenatore si può partire per analizzare il momento difficile di questa gloriosa Società. Il mese scorso le pressioni degli ultrà, i più organizzati e politiccizzati del Paese con la loro collusione col sindacato dei camionisti, avevano obbligato l’artefice dell’ultimo trionfo continentale dei rossi di Avellaneda a rassegnare le dimissioni. Certo, c’è anche chi sostiene che l’ultima parola l’abbia avuta la dirigenza, fatto sta che Antonio Mohamed non c’è più. E al suo posto, abbandonata l’idea di un nostalgico ritorno del tecnico dell’ultimo campionato vinto, il ‘Tolo’ Gallego, è arrivata un’altra ex bandiera del River Plate vale a dire il ‘Pelado’. Se dopo la brusca conclusione del ciclo del ‘Turco’ adesso su 6 partite giocate con Diaz se ne sono vinte solo 2 (di cui l’ultima, con la LDU, inutile) e 3 addirittura sono state perse senza che quello stesso ambiente si stia agitando, qualcosa di sospetto dev’esserci. Qualcosa che, va da sé, non fa bene a una squadra che peraltro ha dei limiti che nessun allenatore le può far superare d’incanto.
Dal punto di vista tecnico, poi, molto è successo e parecchio è cambiato nell’ultimo anno. Innanazitutto la polemica perenne circa il portiere: la continua alternanza fra Navarro, Assmann e Gabbiadini sta togliendo stabilità a un reparto cruciale. Stesso reparto, quello difensivo, che ha visto il ritorno dell’amato Gabriel Milito il quale ha esperienza da vendere quanto Tuzzio ma con lui – 68 anni in due – non può oggettivamente garantire la tonicità che serve in una zona chiave del campo. Non c’è però da stare tranquilli nemmeno in prospettiva dato che presumibilmente un’europea si porterà via il giovane e già fortissimo Galeano, che Lo Monaco è stato a un passo da portare a Catania in estate. Da quando Montenegro non c’è più manca ispirazione a centrocampo. Lascia perplessi, infine, il reparto avanzato: Parra è troppo alterno, il talentuoso Defedrico che era arrivato dal Corinthians già la passata stagione non ha ancora ritrovato la forma di quando faceva coppia con Pastore all’Huracan e il colombiano Perez non è un cecchino col risultato che l’Independiente ha il terzo peggior attacco del campionato.
Tutto questo per dire che gli insuccessi nelle Coppe, pur sottolineati eccessivamente come reazione all’occasione che l’Independiente ha sprecato di ridiventare Rey de Copas per davvero, hanno comunque evidenziato una situazione poco allegra. Meno di un anno fa, a dicembre, una vittoria della Sudamericana arrivata grazie a risultati miracolosi strappati coi denti in virtù più di quella ‘mistica copera’ di cui si diceva che di reali qualità aveva fatto passare in secondo piano l’ultima posizione ottenuta nell’Apertura. Ora, però, col precedente della retrocessione del River e le stesse difficoltà in cui versano tante grandi argentine che sta avendo, il Diablo Rojo deve tenere sott’occhio il Promedio: non è ancora preoccupante ma rischia di diventarlo in ragione dell’equilibrio che regna in Primera Division. Non ha più assi nella manica e, se non imboccherà la strada giusta, tempo otto mesi potrebbe finire all’inferno. Quello della B che di certo non gli piacerebbe.