mio articolo da MAGIC FOOTBALL del 12 novembre 2011
Cinque partite nel corso di due lunghi mesi. Dal 28 agosto al 29 ottobre: in tanto tempo era stato fissato l’esilio del River in seguito all’ultima squalifica del Monumental. Ma ora, precisamente domani contro l’Atletico Tucuman, finalmente il ritorno a casa per una festa che potrebbe risultare fantastica se arrivasse anche l’ottava vittoria stagionale: varrebbe il mantenimento della testa della classifica e ancor più significativa sarebbe se la si ottesse grazie a un altro gol di Cavenaghi, che del campionato è l’attuale capocannoniere.
La lontananza dal proprio campo pesa sempre, ma non tutto il male vien per nuocere e l’esperienza del River non ha fatto eccezione: non avrebbe potuto esserci occasione migliore per dimostrare coi fatti in cosa consiste la passione per questi colori. Che fosse al Ducò, prima sede alternativa scelta per gli impegni casalinghi, o al Nuevo Gasometro su cui ci si è orientati a fine settembre per contenere i costi, i tifosi accorrendo in massa (con la sola eccezione delle partite a porte chiuse col Desamparados e il Defensa y Justicia) hanno limitato il disagio ambientale. Anche se il vero fenomeno è stato rappresentato dalle trasferte che, tornate a essere consentite proprio per l’impossibilità di arginare la marea ‘millonaria’ in tutta Argentina, hanno dato il vero polso dell’attaccamento della gente alla squadra: in particolare i numeri di Cordoba (30.000 tifosi al seguito) bastano a far impallidire ogni altra tifoseria.
Il Monumental, insomma, tanto è parte integrante della Banda altrettanto superfluo si è rivelato di fronte all’essenza del sentimento ‘millonario’. E adesso che torna a essere il palcoscenico delle gare interne della squadra poco conta che la sua capienza sia stata inesplicabilmente fissata dalle autorità cittadine a soli 40.000 posti, cioè meno di due terzi di quella reale, esattamente come in occasione della partita della Nazionale di venerdì. Non bisogna essere tifosi per condividere le parole del dirigente Daniel Mancusi, che ha ironizzato sui requisiti di sicurezza che pretendono dal River rispetto a un club ugualmente popolare nel cui stadio, come dimostra la cronaca recente, si può entrare devastandone parte della struttura senza che le forze dell’ordine intervengano.
Per chi non avesse chiaro a cosa mi riferisco, sto pensando alla vicenda della lotta intestina fra le due fazioni ultrà ‘xeneizes’ con Rafael Di Zeo che dopo anni (di galera) è tornato a farsi sentire a modo suo alla Bombonera. In occasione della partita con l’Atletico Rafaela, l’ex capo indiscusso della Doce e i suoi per garantirsi l’entrata in numero maggiore rispetto a quello concordato hanno devastato una zona di accesso dal lato del Riachuelo dello stadio, telecamere e tornelli inclusi; una volta insediatisi nel secondo anello, quello che gli era stato riservato dal Club subito dopo la reintegrazione a socio di Rafa, hanno poi dato il via a un confronto a distanza coi nuovi referenti della tifoseria organizzata i quali, agli ordini di Mauro Martin, al solito occupavano la curva di Casa Amarilla. Il tutto dopo che a ottobre, a ridosso dell’amichevole con l’Estudiantes andata in scena in Catamarca, più di mille chilometri da Buenos Aires, c’erano state chiare indicazioni circa l’imminente scoppio di una guerra tra i due gruppi. Risultato: i capi ultrà sono stati fermati ed è stata nagata loro la presenza a ogni partita che si giocherà prima che termini il processo, disposizione questa preventiva rispetto a possibili futuri scontri ma quanto mai tardiva stando a quel che era facilmente prevedibile, direi annunciato, alla vigilia degli episodi ricordati. Sì, a partecipare alla successiva trasferta in casa del Velez sono poi stati autorizzati solo duemila tesserati rigorosamente slegati dalla tifoseria organizzata… peccato però che la Bombonera non sia stata squalificata.
Ora, se accettiamo che si possa riportare in sicurezza uno stadio allontanandone certi elementi come nel caso recente dell Bombonera, non si capisce perché si sia arrivati a squalificare il Monumental in due circostanze come minimo insolite data la loro diverstà. Stavolta senza che nessuno abbia preso provvedimenti drastici nei confronti di chi provocò la sospensione della partita di ritorno degli spareggi col Belgrano, dopo che le autorità di Buenos Aires non si erano decise a far giocare questo incontro a porte chiuse nonstante l’invasione di campo dell’andata fosse foriera solo di disgrazia. E nel 2007 in conseguenza della resa dei conti avvenuta in sede fra elementi di spicco dei Borrachos del Tablon, i cui responsabili erano comunque stati individuati ed espulsi dal Club con un provvedimento ancor più deciso di quello forse pensato ma mai preso dal Boca, che anzi a Di Zeo come ricordato aveva finito per restituire il carnet di socio… A proposito di quanto accaduto nel 2007, quei conti vennero successivamente regolati a colpi di pistola con Gonzalo Acro ucciso per ordine dei fratelli Schlenker, ma questa è in un certo senso un’altra storia. In quanto alla squalifica del campo i fatti sono quelli ricordati, ognuno poi si faccia l’idea che crede.
Personalmente mi arrendo di fronte a certe decisioni. Accantoniamo l’annosa querelle sulla supposta differenza di trattamento fra River e Boca, che col peso che hanno beneficiano comunque entrambi di evidenti privilegi rispetto a club meno prestigiosi: chiedere al Deportivo Merlo che dovette giocare un intero torneo senza pubblico. Non si può però nemmeno dimenticare che la squalifica al campo inflitta dopo River-Belgrano divenne operativa dopo che al Monumental era già stato ospitato il Chacarita per la prima giornata del campionato in corso, ben cinquantadue giorni dopo l’ultimo atto dello spareggio. Cosa c’entra la sicurezza, dunque? Pensiamo allora al rientro all’Antonio Vespucio Liberti. Si annuncia il tutto esaurito più numeroso possibile in attesa che la capacità reale dell’impianto torni a essere finalmente riconosciuta e certificata: molto, molto meglio di quanto accaduto per Argentina-Bolivia con le sue misere venticinquemila presenze. Come si dice: en las buenas, y en las malas mucho mas!