Inghilterra, ritorno al futuro

mio articolo da VAVEL.COM di Madrid del 16 gennaio 2012

Si sta molto parlando dei grandi rientri di Henry all’Arsenal e Scholes al Manchester United. Milioni di tifosi sono stati sopraffatti dall’emozione ma è evidente che le scelte fatte da Wenger e Ferguson sono state estremamente razionali; sono la conseguenza di una crisi di rendimento – e forse anche parzialmente d’identità – che non era più tollerabile.

Il Manchester United è martoriato dagli infortuni. Le assenze più gravi sono quelle di Vidic, che si è fatto male a inizio dicembre e starà fuori tutta la stagione, e Fletcher, che soffre ancora per un virus gravemente debilitante; a queste si somma il continuo dentro-fuori di una decina di altri giocatori, col risultato che per ogni partita non può essere convocata una media di tre o quattro titolari. Si capisce quindi come a mancare di recente, in un gruppo parzialmente rinnovatosi e costretto a reinventarsi ogni volta, fossero stati esperienza e collante. I Red Devils sono pur sempre campioni d’Inghilterra in carica e finalisti dell’ultima Champions League, quindi un eventuale passaggio a vuoto in queste condizioni sarebbe tollerato. Ma Ferguson non vuole concedersi un anno di pausa e così, conoscendo l’ambiente come nessuno e non concordando con chi ha infinita fiducia nelle capacità di recupero dei propri beniamini, scottato anche dal declassamento in Europa League, ha riabbracciato senza indugi il principale polmone dei Red Devils dell’ultimo ventennio, che aveva ammesso di essersi ritirato troppo frettolosamente lo scorso maggio.

Diversa la realtà dell’Arsenal, che non vince un trofeo dal 2005 quando conquistò la decima Coppa d’Inghilterra dei suoi (ormai) 125 anni di storia. Con le recenti cessioni di Fabregas, Nasri e Clichy è oltretutto sfumato l’originale progetto di Wenger, che aveva messo insieme e quindi cresciuto un gruppo di giovani campioni dalle infinite potenzialità – riuscendo per lungo tempo a mantenere intatte la fiducia dei suoi e l’ammirazione del mondo a dispetto del digiuno di vittorie. La finale di Coppa di Lega persa un anno fa contro il molto meno quotato Birmingham, però, aveva fatto capire che questa carenza di successi stava diventando insostenibile. Ultimamente, quindi, nemmeno le strepitose prestazioni di van Persie coi suoi 21 gol stagionali (che hanno contribuito più di qualsiasi altra cosa al parziale rilancio in campionato e alla qualificazione agli ottavi di Champions) stavano riuscendo a raddrizzare le cose.

Così ai Gunners è appena tornato il maggior cannoniere di sempre del club. La formula è quella del prestito (dai Red Bulls) e la permanenza a Londra, da cui Henry se n’era andato nell’estate 2006, sarà di sei o al massimo otto settimane – che seguono i quasi tre mesi di allenamenti già effettuati con la squadra approfittando della pausa invernale della Major League. Wenger, prudente quanto basta per non schierarlo dal primo minuto ma anche consapevole della sua forza, domenica l’altra nella sfida di FA Cup col Leeds l’ha mandato in campo a metà ripresa per essere immediatamente ripagato con l’unico gol dell’incontro, che è valso vittoria e qualificazione al turno successivo.

Lo stesso giorno e sempre in FA Cup, anche Scholes è stato rimandato in campo alla prima occasione disponbile: niente meno che in casa del Manchester City, dove avrebbe raccolto al pari del francese vittoria e passaggio al quarto turno. Non ha segnato al suo nuovo esordio, ma l’ha fatto già alla partita successiva, quella di campionato giocatasi sabato all’Old Traford, avversario il Bolton. E il momento non avrebbe potuto essere più propizio: dopo il rigore sbagliato da Rooney (l’ennesimo, e secondo di fila), proprio lui ha sbloccato il risultato e favorito la prima vittoria dei suoi dopo i due inaspettati stop consecutivi che avevano frenato la rincorsa alla vetta della classifica.

Contemporaneamente ai folgoranti ritorni di due delle più brillanti stelle del panorama britannico delle ultime decadi, va menzionato anche il momento positivo di Lampard. Mai mossosi da Stamford Bridge, l’espertissimo beniamino dei Blues non era stato tenuto troppo in conto dal nuovo manager, Villas-Boas. Il Chelsea ha parecchio stentato nella prima fase della stagione ma adesso, grazie anche alle 3 reti di cui 2 decisive che il suo centrocampista più rappresentativo, tornato finalmente titolare, ha realizzato nelle ultime tre partite, tutte vinte, ha riconquistato fiducia e ritmo.

Quanto di favoloso stanno facendo queste tre icone del calcio depone anche a favore dei loro manager, sereni e lucidi al punto da capire che di questi campioni attempati ma ancora fisicamente integri, adesso, c’era bisogno. Dire che non si può prescindere da giocatori come loro, che sono fuori dalla norma ma hanno anche una certa età, sarebbe però preoccupante: significherebbe che non si sono trovati degni sostituti in squadre attrezzate, sulla carta, per vincere tutto. Considerati anche gli infortuni e i rinnovamenti a cui si è accennato, la verità deve stare nel mezzo. Limitiamoci allora a dire che riproponendoli è stata fatta la cosa giusta al momento giusto.

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