Stelle e strisce all’italiana

mio articolo per COMUNITA’ ITALIANA di Rio de Janeiro

Qualcuno l’aveva detto già ad ottobre, in controtendenza rispetto ai tanti che s’illudevano che si stessero formando nuove gerarchie. E alla fine è successo: in testa alla classifica di Serie A ci sono andate le squadre più attrezzate. Juventus, Milan e Inter sono reduci da mesi diversi, ognuno col proprio andamento, ma a conclusione del girone d’andata si sono tutti ritrovati in alto, divisi da un pugno di punti.

Chi ravvisa in determinate uniformi il simbolo del potere si lamenta che sia tornato a dominare il clan delle tre squadre con la maglia a righe verticali, quelle che mezza Italia considera protette dal Palazzo anche se l’altra metà, in verità, no. Personalmente non sto a questo gioco. Preferisco limitarmi ad osservare che, di nuovo alla pari dopo un abbondante lustro anomalo, bianconeri, rossoneri e nerazzurri stanno rincorrendo contemporaneamente il prossimo scudetto e una nuova stella – terza o seconda che sia, da cucirsi sul petto in un futuro appena meno prossimo ma possibilmente prima dei rivali. Il che aggiunge pepe a una pietanza già molto saporita.

A proposito di gusto, ingredienti fondamentali di questa prima parte del torneo sono state squadre che a ogni anno che passa sono sempre più equilibrate negli organici e regolari nel rendimento. Distacchi a parte, nessuno si stupisce di trovare ai piani alti anche Udinese, Lazio, Roma e Napoli – coi partenopei che, fra tutti, sono i soli leggermente attardati rispetto alle previsioni. Più che una sorpresa, la loro posizione in classifica è una piacevole conferma anche se siamo ancora lontani dalla possibilità che realizzino un ribaltone. E in quanto a prevedibilità, stesso discorso si può fare per la coda della classifica, in cui figurano squadre che nel complesso nessuno aveva pronosticato potessero fare molto di più.

Tornando a Juventus, Milan e Inter, definendoli signori del calcio italiano non intendo riconoscere loro più virtù di quante ne abbiano tante altre squadre. Per tradizione e organizzazione infatti eccellono, ma non sono sicuramente campioni assoluti. Storia e meriti li hanno in tanti, come però anche scheletri nell’armadio per essere obiettivi. E’ comunque un fatto che dei 107 scudetti assegnati ben 63 se li sono aggiudicati loro, così come 17 degli ultimi 19 e 9 su 9 dei più recenti, che salgono a 10 su 10 se si considera anche quello revocato del 2005. Che poi uno di questi ultimi sia conteso fra Juve e Inter è una questione quasi privata fra i due club, che non sposta gli equilibri fra il gruppo di quelli a stelle e strisce e la lunga schiera degli altri.

Ecco allora che capire qual è la condizione delle tre dominatrici della Serie A può aiutare a farsi un’idea circa lo stato del meglio del nostro calcio. In questo periodo tiene banco il mercato. Con qualche colpo evidentemente necessario da piazzare però giusto all’ultimo, stiamo assistendo al sostanziale annaspare anche dei nostri club più facoltosi in un panorama internazionale a cui si sono affacciati nuovi e ricchi protagonisti. Di grandi campioni non se ne riescono quasi più a prendere e per provarci si ricorre a formule che ricordano le rateizzazioni ormai diffuse fra gli italiani medi. Lascia oltretutto perplessi che non si peschi allora nei vivai nostrani, ancora validissimi e che di questi tempi potrebbero rappresentare una risorsa alternativa: i giovani presi in considerazione sono quasi esclusivamente quelli stranieri.

Ciò che resta in queste condizioni è un forza relativa, che tanto in campionato sembra essere confermata quanto in Europa invece stenta a palesarsi. Al giro di boa campione d’inverno è la Juve, prima e anche imbattuta, col Milan che la tallona a un solo punto e l’Inter quasi subito dietro e a un passo dall’Udinese, che è terza, dopo aver superato Lazio e Napoli in virtù di una notevolissima serie di sette vittorie nelle ultime sette partite. D’altro canto però la Juve non partecipa alle Coppe e le milanesi si sono qualificate agli ottavi di Champions nonostante prestazioni molto altalenanti in due dei gironi più abbordabili che c’erano. Se si tratta di stabilire quanto valgano in assoluto, quindi, occorre molta prudenza.

Alla fine della stagione l’Albo d’Oro della Serie A si arricchirà dell’ennesima casella a strisce ma il bagliore degli astri del nostro calcio resta flebile, visibile solo da vicino ossia in Italia – e se le cose non cambiano tenderà sempre più all’opaco delle stelle cucite sulle maglie, gli unici riconoscimenti prestigiosi a cui poter ambire. Scommettiamo? Meglio di no, coi tempi che corrono meglio lasciar perdere. Fa già abbastanza male pensare che stiamo commentando un copione in gran parte scritto da tempo e in gran segreto, come appare sempre più evidente dalle indagini di Cremona.

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