mio articolo da VAVEL.COM di Madrid dell’8 febbraio 2012
Non è iniziato bene, l’anno del River. Prima una serie di amichevoli dall’esito alterno, caratterizzata da due sconfitte contro il Boca che avrebbero pesato indipendentemente dal gioco più o meno bello prodotto ma sono oltretutto venute al termine di prove molto deludenti. Poi lo striminzito pareggio di campionato sul campo del modesto Almirante Brown.
Al termine del girone d’andata della B Nacional, quindi, la squadra di Almeyda si trova a due lunghezze dalla vetta che è sempre occupata dall’Instituto di Cordoba, ma anche a parimerito col Rosario Central che ha rosicchiato terreno e giusto altri due soli punti sopra il quinto posto, quello che non qualifica nemmeno agli spareggi per la promozione. Lasciando da parte il passaggio del turno in Copa Argentina, tre sconfitte nelle ultime otto partite di campionato e 7 punti persi degli ultimi 12 disponibili sono il sintomo di un malessere che può preludere al crollo. E l’impossibilità di trovare una formula giusta da parte del neotecnico aggrava la situazione, ancor più in prospettiva. Proprio lui, l’ex grande capitano della Banda, che era passato nel giro di poche settimane dal campo alla panchina, si ritrova adesso al centro di una polemica se non innescata certamente cavalcata da un idolo assoluto del club, Norberto ‘Beto’ Alonso.
Vincitore di sette campionati, una Libertadores e un’Intercontinentale, campione anche del mondo con l’Argentina nel ‘78, l’eroe del titolo conquistato nel 1986 alla Bombonera in faccia agli Xeneizes al termine della famosa partita giocata con la palla arancione ha ravvisato il seme del male che sta affliggendo il River innanzitutto nel legame troppo stretto che Almeyda avrebbe con alcuni calciatori della rosa attuale – che sono anche suoi ex compagni di squadra avendo giocato assieme fino allo scorso giugno. Da esso, a suo dire, deriverebbe una gestione di poco polso di cui alcune scelte tecniche caotiche fatte di recente sarebbero la dimostrazione. Anche la stampa sta pressando il Pelado, ma ora come ora sembra che Passarella continui a considerarlo un condottiero senza macchia.
Alonso non ha avuto parole tenere nemmeno per il Chori Dominguez, prendendo così due piccioni con una fava. Da un lato infatti ha messo in discussione la capacità del giocatore di muoversi dietro le punte; dall’altra ha indirettamente sottolineato uno degli errori commessi da Almeyda al che gli ha affidato, sembra senza alcun dubbio circa la giustezza di questa soluzione, il ruolo di ispiratore della manovra avanzata.
Certo, è difficile andar contro al Beto considerata la qualità che aveva e il carisma che mantiene. Comunque la pensi, ogni sua analisi è sempre supportata da una conoscenza del gioco in generale e dell’ambiente riverplatense in particolare che è indiscutibile. Resta però il fatto che in frangenti come quello attuale sia importante anche sapersi compattare come gruppo. Per questo risulta quanto mai opportuna anche la replica di Dominguez, che ha auspicato una maggiore compattezza fra protagonisti diretti e indiretti della stagione del River e anche ricordato come molti dei giocatori di oggi stiano dando il massimo per rimediare a un disastro di cui non hanno la minima colpa essendo arrivati quando il danno era già stato fatto.
Pari e patta, insomma. Valgono sia le ragioni del Beto che quelle del Chori. Come va rispettato l’impegno di Almeyda, che tra infortuni e nuovi innesti sta cercando di assemblare al meglio una macchina che a Núñez vorrebbero già perfetta senza che però si sia trovato innanzitutto accordo su che motore debba avere, se da fuoriserie oppure riadattato a una categoria molto particolare in cui mai prima ci si era misurati. Ora però c’è una situazione da raddrizzare ed è il caso che dalle parole si passi ai fatti. All’allenatore tocca fare analisi puntuali e riordinare velocemente le idee, ai calciatori ritrovare la forma. A chi può solo commentare, invece, si chiede di trovare il modo migliore per sferzare il gruppo e soprattutto, laddove le cose migliorassero, di riconoscerlo. Dando per scontata la buona fede.