River, 10 a rischio estinzione

mio articolo da RIVERPLATE.COM dal 3 settembre 2012, riproposto su SOY DE RIVER

Nell’ambito della polemica ormai costante che si consuma sul River e la sua conduzione tecnica, in settimana aveva detto la sua anche Ariel Ortega. Lasciando da parte le considerazioni personali su Almeyda, l’idea del Burrito è semplice: la squadra dovrebbe essere più offensiva e innanzitutto andrebbe costruita partendo da un 5, un suggeritore e due punte. Non si tratta solo di rispetto della tradizione ‘millonaria’ ma anche dell’utilizzo del modulo più adatto a garantire equilibrio e generare occasioni, cose che di recente scarseggiano.

Alle dichiarazioni di Ortega ne erano poi seguite di analoghe per bocca di un protagonista del River di oggi, Villalba. Il che, è superfluo sottolinearlo, ha aumentato il disagio nell’ambiente anche se il Keko in realtà non ha voluto attaccare il suo allenatore ma si è limitato a rispondere a una domanda sul modulo con cui si trova meglio. Parole realmente dure, semmai, le ha pronunciate di lì a poco Ferrero che, ora all’Huracan, ha spiegato di essersene andato dal River solo non avere più a che fare con Passarella e, ancora una volta, Almeyda.

Tornando però alle considerazioni di carattere tecnico, è curioso come l’attuale tecnico ‘millonario’ non abbia ancora deciso cosa fare. L’anno scorso, alla sua prima esperienza in panchina e in un torneo molto particolare che a detta di molti lascerebbe poco spazio alla fantasia, era arrivato a far giocare dietro le punte il Chori Dominguez che suggeritore non è; evidentemente riteneva la sua tecnica sufficiente a sopperire all’evidente azzardo tattico e non stupisce che di fronte a questa sua scommessa tutti si fossero convinti che quel ruolo per lui fosse imprescindibile, importante al punto da dovervi piuttosto adattare un giocatore che quella posizione di norma non ricopre. Si resta quindi doppiamente perplessi adesso che potendo contare su un trequartista vero, Lanzini, questa soluzione la adotta solo a singhiozzo.

Contro il Colon, quindi, l’ennesima soluzione. Di fronte all’allora capolista (e a logica senza bisogno di fare troppe sperimentazioni) ecco titolare Cazares, schierato da esterno di sinistra al posto di Lanzini. Se non altro finalmente un vero esterno al proprio posto, ma fatalmente anche niente più suggeritore né l’interprete per eccellenza di questo ruolo – Lanzini, appunto, che ci si augura non sia stato bruciato per il solo fatto che sulla fascia, che non dovrebbe competergli, non rende abbastanza. E così, come logico, classe e forma del giovane ecuadoregno a parte il risultato di quest’ennesimo rimescolio di carte è stato deludente e se non fosse stato per la giocata nel finale Ponzio-Pezzella che ha portato al gol del pareggio il River avrebbe perso un’altra volta – per colpa di un gioco ancora deludente, figlio di uno schieramento anonimo e insufficiente per dare tranquillità a maggior ragione adesso che il tenore degli impegni concede ben pochi margini di errore.

Concludendo, con la partita di addio di Ortega che sembra si giocherà a febbraio c’è da augurarsi che non si debba aspettare fino ad allora per vedere tradotta sul campo l’essenza storica del gioco del River. L’unica da cui sono sempre venuti i trionfi e a cui bisognerebbe restare fedeli per ottenerne altri, non importa se il calcio (come prova a spiegare Almeyda ogni volta che può) è cambiato.

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