River, il ritorno di Ramon Diaz

mio articolo da RIVERPLATE.COM del 10 dicembre 2012, riproposto da SOY DE RIVER

E venne il giorno in cui tornò Ramon.

Dieci anni dovevano passare perché il Pelado più amato dai tifosi potesse tornare ad allenare il ‘suo’ River, sostituendo per uno strano scherzo del destino un altro Pelado, Almeyda, idolo altrettanto indiscusso ma più per quanto fatto sul campo che in panchina.

Con una decisione per i più inaspettata e certamente improvvisa, dello stesso tenore di quella che aveva portato al repentino allontanamento di Cavenaghi e del Chori Dominguez appena pochi mesi fa, Daniel Passarella ha dato una svolta che in considerazione dei rapporti tesi che storicamente ha con Diaz può essere definita epocale. Così, in un colpo solo, il karma si è impossessato di Nuñez. Da un lato Almeyda è rimasto vittima della stessa arma che aveva utilizzato allorché liquidò senza spiegazioni né preavviso i due attaccanti citati. Dall’altro l’attuale presidente ha parzialmente espiato le proprie colpe piegandosi all’unica scelta tanto ragionevole quanto in verità forzata che potesse prendere: dare il benvenuto al suo più grande rivale.

Dietro la scelta di Passarella, comunque, stanno certamente ragioni per alcuni versi legate al bene del club ma per altre di mera opportunità individuale. Se Ramon Diaz in ragione dell’esperienza e del carisma che ha è infatti il timoniere ideale per riportare in rotta questa squadra alla deriva, al tempo stesso è anche la carta più vincente che il Kaiser poteva giocarsi nella speranza di essere rieletto. Per fare solo alcuni nomi fra quelli girati nei mesi scorsi come possibile successore di Almeyda, nemmeno un vincente come Ricardo Gareca (fresco campione argentino e al terzo titolo in altrettanti anni solari) o Marcelo Gallardo (ugualmente un vincente benché per ora solo su una panchina uruguaiana e oltretutto identificato col club e amatissimo dalla gente) avrebbero infatti avuto lo stesso impatto del tecnico che più titoli ha conquistato nella storia del River. Se alla gente sarà bastato ritrovarlo per dimenticare che Passarella ha finito lo sporco lavoro iniziato da Aguilar trascinando la Banda in B, però, lo si vedrà solo alle urne.

Nel frattempo una cosa è certa: il Pelado ha iniziato in quarta. Le sue prime dichiarazioni da nuovo allenatore sono state macigni indirizzati a mettere ordine per come lui vede le cose e gettare le basi per un ciclo che ricordi almeno in parte il suo precedente, quando vinse una Libertadores, una Supercoppa Sudamericana e 5 titoli argentini. Che se fosse stato Passarella si sarebbe chiamato prima, che con lui il River non sarebbe retrocesso, che si lotterà per il campionato e che per il Boca adesso le cose si fanno difficili sono esternazioni tipicamente sue e quanto mai importanti in un momento storico in cui il River si era perso sia sportivamente che dal punto di vista mentale finendo per rinunciare alla propria identità e ripiegarsi su se stesso.

Venendo al pratico, è certo anche che con questa squadra non andrebbe lontano nemmeno Diaz. Il giorno della sua presentazione ai tifosi, sul prato del Monumental, il River era riuscito a piegare il Lanus solo sugli sviluppi di un calcio piazzato ben riuscito, perché per il resto il deserto tattico imputabile ad Almeyda sommato ai limiti tecnici e la poca forma di molti dei protagonisti avevano prodotto l’ennesima prestazione da dimenticare. E contro il San Martin de San Juan, poi, quando in panchina sedeva già il vecchio nuovo Pelado, non si è visto molto di più anche se il reinserimento di Lanzini nel suo ruolo e uno schieramento più logico ovvero rispettoso delle caratteristiche di tutti alla lunga hanno dato i loro frutti: un gran secondo tempo e 2-0.

Al di là di quanto raccolto in quest’ultimo scorcio di stagione, però, l’arrivo di Ramon ha immediatamente provocato un movimento effervescente fatto di dichiarazioni d’intenti di tantissimi forti giocatori alcuni pronti a tornare ed altri a vestire la maglia con la ‘banda roja’ per la prima volta e di prospettive di mercato che per via delle prossime elezioni presidenziali questa volta potrebbero concretizzarsi: da D’Alessandro a Demichelis, passando per il Burrito Martinez e Ricky Alvarez, per esempio, i nomi che circolano sono già numerosi e tutti importanti. Così com’è importante l’atteggiamento di Diaz, chiaro con tutti: dai messaggi inviati ai tifosi, a cui dedica le vittorie, come ai tempi, a quelli diretti ai giocatori, molti dei quali hanno già saputo che non verranno tenuti in considerazione e hanno così tutto il tempo per pianificare il prossimo futuro.

Con Ramon sembra essere tornato il vero River. Una parte di esso, è vero, se ne va con Almeyda, ma è sensazione diffusa che sia stato meglio non compromettere oltremodo un rapporto che è pur sempre nato da un sincero amore reciproco e riprenderne uno che per troppo tempo non è stato onorato come meritava.

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