Riquelme, il figliol prodigo

mio articolo per GIANLUCAROSSI.IT

Riquelme torna all’Argentinos Juniors dopo diciott’anni. E’ questo, certamente, l’affare più clamoroso del mercato dell’inverno argentino.

Il trasferimento fa notizia per diversi motivi. Il principale è che il 10, non più l’8 come agli albori, giocherà in B. Poi, che guadagnerà un terzo meno che nel Boca e che per l’ennesima volta nella sua carriera ‘torna’ – questa volta, un plus, al club nelle cui giovanili aveva cominciato a giocare.

Che abbia accettato la serie cadetta può essere spiegato considerando che indosserà nuovamente i colori della sua prima giovinezza, legata esclusivamente all’esperienza romantica del vivaio essendo stato prelevato dal Boca prima di esordire in prima squadra. Fattore, questo, che può essere stato determinante anche rispetto alla rinuncia a parecchi soldi quando dal Boca ne pretendeva di più e se li è visti negare: con tante ricche offerte dall’estero anche da parte di club prestigiosi, la sicurezza di un ambiente familiare e conosciuto deve avere per forza inciso e non necessariamente in considerazione della sua età avendo 36 anni.

Indipendentemente comunque dal reale motivo per cui è andata così, che conosce solo lui, a richiamare l’attenzione è che Riquelme per l’ennesima volta rientra a un club per cui aveva già giocato, vero ‘leit motiv’ nella sua carriera con la sola eccezione del Barcellona. Ora torna all’Argentinos, dopo averlo fatto per tre volte al Boca e una al Villarreal – benché in quest’ultimo caso per volontà della dirigenza spagnola.

Riquelme passò dall’Argentinos al Boca allora presieduto da Macri nel ’96, quando aveva diciott’anni, e lì rimase fino al 2002. Complice evidentemente una situazione familiare difficile, dopo il sequestro di suo fratello, si trasferì quindi al Barcellona dove però a sbarrargli la strada fu van Gaal. Andò quindi al Villarreal, contribuendo a scrivere pagine gloriose fino ad allora impensabili per un club minore come il sorprendente raggiungimento delle semifinali di Champions League e due titoli di Intertoto – e del suo ruolo in questa impresa spesso in Europa ci si dimentica quando si tratta di stabilirne il valore. A cavallo fra 2006 e 2007 quindi, dopo aver discusso con l’allora allenatore del Villarreal, Pellegrini, tornò per la prima volta al Boca con la formula del prestito. Richiamato dagli spagnoli a metà 2007, tempo sei mesi era di nuovo alla Bombonera questa volta però in forma definitiva dietro il pagamento della più alta somma mai sborsata nel calcio argentino per il cartellino di un giocatore; e qui rimase fino all’indomani della finale di Libertadores persa nel 2012 sotto il tecnico Falcioni. Il suo allontanamento volontario, figlio dell’ennesima incompatibilità con un altro referente del gruppo, durò un semestre: a febbraio 2013 riuscì infatti a strappare un favorevolissimo accordo al nuovo presidente Angelici – che nel 2010, quand’era tesoriere sotto la presidenza Ameal, si era dimesso non essendo d’accordo circa i termini del contratto allora concessogli. Rientrato contemporaneamente a Carlos Bianchi, con cui aveva sempre avuto un rapporto privilegiato e a inizio Duemila aveva fatto fare agli Xeneizes il definitivo salto di categoria internazionale, fra capricci, infortuni e apparizioni fugaci ma spesso risolutive in una squadra tecnicamente lontana anni luce da quelle fenomenali che avevano conquistato tutto dieci anni prima, ha resistito fino a settimana scorsa. Angelici, non più disposto ad assecondare le sue peculiari e sfacciate richieste economiche, ha potuto finalmente far pesare il proprio ‘no’ mettendolo in sostanza alla porta.

Ecco allora l’ennesimo ritorno, quello alle origini. Alla Paternal, Riquelme ritrova un centrocampista ingiustamente sottovalutato all’estero come Cristian Ledesma, come lui classe ’78 e per questo vecchio compagno nelle giovanili. Tornerà a giocare con Matías Caruzzo, altro prodotto del fantastico vivaio del Bicho con cui aveva giocato nel Boca. Formerà però, soprattutto, una coppia di grandissimo carisma in assoluto e amatissima dai sostenitori dell’Argentinos con Claudio Borghi che l’ha già allenato sempre al Boca nel 2010 ed è un altro idolo locale oggi seduto in panchina dopo aver conquistato con questi colori due campionati, una Libertadores e una Interamericana da giocatore e un campionato già da tecnico – quindi presente nelle poche occasioni memorabili per un club di grande tradizione ma dalle risorse economiche limitate.

Nella sua carriera Román, come sta scritto sulla sua maglia, ha conquistato 17 titoli. Col Boca 11 nel corso di un totale di 13 stagioni: 5 campionati, 1 Coppa Argentina, 3 Libertadores, 1 Intercontinentale e 1 Recopa Sudamericana. Col Villarreal 2: tutte Intertoto. Con l’Argentina 4: 1 Mondiale e un Campionato Sudamericano Under 20, 1 Olimpiade e 1 Coppa Speranze di Tolone.

Adesso, però, riparte dalla B. E dallo stadio intitolato a un altro mito sia ‘xeneize’ che del Bicho essendo anch’egli uscito dalle sue giovanili: Diego Armando Maradona. Sorprenderà come sempre, c’è da scommetterci, vedremo se spaccando per l’ennesima volta la gente fra suoi devoti assoluti e detrattori convinti – eventualmente, però, per come gestisce i suoi rapporti umani e lavorativi ma non certo per come sa ancora giocare.

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