mio articolo da PILLOLE ARGENTINE del 7 maggio 2015
Il recente confronto fra Banfield e Independiente, terminato in pareggio, è l’occasione per ripercorrere alcuni episodi della storia del club biancoverde che proprio in seguito a una sfida col Rojo si guadagnò il soprannome con cui spesso è direttamente identificato.
Come tutte le prime squadre fondate in Argentina, anche il Taladro lega le sue origini ai britannici anche se in seguito subì influssi europei più in generale – uno dei quali piuttosto sorprendente.
Il 21 gennaio 1896 un gruppo di anglosassoni residenti in un sobborgo allora elegante e di chiara impronta britannica a sud di Buenos Aires si riunirono per dar vita al Banfield Athletic Club. Questo prese il nome dalla zona, la quale esattamente com’era successo nel caso dalla stazione ferroviaria a sua volta era stata intitolata al primo direttore del Gran Ferrocarril Sur. Gli stessi fondatori erano anche in parte calciatori e dirigenti, come spesso a quei tempi, e in particolare fra loro l’unico giocatore non britannico era tal Rugeroni. A differenza di tanti altri club che qualcosa di inglese avrebbero assimilato esclusivamente per moda, fosse anche solo il nome o un attributo come nel caso per esempio di Boca Juniors e River Plate, il Banfield invece col mondo anglosassone aveva un vero e proprio legame – testimoniato dall’origine ma pure nei fatti dalla pratica parallela anche del cricket.
La predominanza dei britannici spiega anche alcune scelte fatte nei primi anni di esistenza del club, oltre a quella già menzionata inerente la denominazione. Innanzitutto per molto tempo, benché cambiandoli, si utilizzarono come campo di gioco terreni appartenenti alle ferrovie, che dai britannici erano gestite e alla maggior parte dei soci davano impiego. Inoltre alcune delle prime maglie utilizzate, al solito parecchie, furono di ispirazione sempre ferroviaria: per esempio quella a strisce verticali marrone e oro, come la segnaletica che indica pericolo, e quella successiva in cui il marrone lasciò il posto al nero esattamente come nella divisa del Peñarol uruguaiano – altro club di origine ferroviaria al punto che nacque come Central Uruguay Railway Cricket Club.
Questo scenario durò fino al 1904, quando il club uscì da una profonda crisi finanziaria che aveva rischiato di cancellarlo e venne rifondato su iniziativa di alcuni immigrati sempre europei ma stavolta di altra origine (spagnola, italiana e tedesca) che per sottolineare la svolta cambiarono anche il nome in Club Atlético Banfield. Presidente, ad ogni buon conto, fu un altro anglosassone.
Tornando ai colori, dopo un breve periodo in cui si utilizzarono il bianco e il rosso che potrebbero far pensare a un rigurgito britannico e inglese in particolare, sempre nel 1904 vennero finalmente introdotti il verde e il bianco che ancora oggi contraddistinguono la squadra. Sostengono alcuni che motivo della scelta sarebbe stata la presenza di parecchi soci di origine irlandese, il che spiegherebbe anche l’arancione di alcuni fregi nonché della seconda maglia a venire. Quest’ultima variante si deve però a un omaggio alla fenomenale Nazionale olandese che partecipò ai Mondiali di Germania del ‘74, e tutto quadra pensando che l’arancione venne introdotto proprio quell’anno.
Il soprannome Taladro, cioè ‘trapano’, si deve invece a un giornale argentino filonazista, e con questo si torna al recente confronto di campionato col Rojo. Era il 1941 e i biancoverdi, sotto la presidenza illuminata di Florencio Sola che tanto fece per il club che a lui è intitolato lo stadio attuale, stavano disputando una grande stagione nonostante fossero neopromossi. Un giorno, quindi, addirittura sconfissero per 4-3 niente meno che l’Independiente di Arsenio Erico, che è l’attaccante che più di tutti ha segnato nella storia del calcio argentino nonostante fosse paraguaiano. Quel trionfo fu talmente eccezionale che in un articolo de El Pampero non si trovò modo migliore per descrivere l’impeto della squadra che accostarla, appunto, a un trapano.
Fonti principali: El nacimiento de una pasión (Alejandro Fabbri), Soy de Banfield, Banfield Web