mio articolo pubblicato in PILLOLE ARGENTINE
Il 15 agosto ha compiuto 111 anni di vita il Bicho, il cui vivaio è sempre stato uno dei migliori al mondo.
Maradona è certamente il prodotto più famoso dell’Argentinos e a testimoniarlo è anche l’intitolazione a lui dello stadio aperto nel 2003. Ma non si possono dimenticare per esempio Riquelme, Cambiasso, Redondo, Placente, Sorín e Coloccini, come neppure Biglia. Ma nemmeno, per tornare al Pibe de Oro che ne fece parte agli albori, tutti i ragazzi della classe Sessanta che formarono parte delle formazioni giovanili più gloriose nella storia del calcio argentino – conosciute come Cebollitas.
In più di un secolo di vita, il club fondato nel quartiere di Buenos Aires di Villa Crespo su iniziativa di un gruppo di ragazzi animati da sentimenti socialisti in un’epoca in cui le vicende sociali avevano un impatto molto maggiore rispetto a oggi ha saputo affermarsi su diversi piani.
Senza mai aver avuto a disposizione troppi mezzi, è riuscito a raggiungere l’eccellenza sia formando campioni che ottenendo straordinari risultati sul campo. Su tutti, la Libertadores del 1985 a cui seguì la frustrazione della sconfitta soltanto ai rigori nell’Intercontinentale al termine però della finale ritenuta più combattuta ed emozionante di tutte.
A conferma dell’appartenenza politica dei suoi fondatori, il primo nome dato alla squadra fu Mártires de Chicago con chiaro riferimento alla rivolta di Haymarket del 1° maggio 1886 che avrebbe ispirato la Festa dei Lavoratori. La prima partita in effetti precedette di un giorno la fondazione ed è quindi riconducibile a un undici più che propriamente al club: la si giocò contro un’ altra formazione dal nome anch’esso evocativo come Sol de la Victoria e si chiuse con una vittoria per 3-1. Questo rafforzò l’entusiasmo, che all’indomani finalmente portò all’atto ufficiale di nascita.
Sorprendentemente, immediata conseguenza della fondazione fu il cambio del nome che dopo un paio di modifiche si fissò in Asociación Atlética Argentinos Juniors. Se però i Mártires non esistevano più, i colori restarono legati alla politica essendo il bianco e il rosso un omaggio al primo deputato socialista che entrò nel Congresso della Nazione.
Il primo campionato disputato finì in trionfo pur essendo iniziato con una sonante sconfitta per 1-12. Già la prima stagione, infatti, il Bicho conquistò la Liga Central de Football che al tempo era il secondo torneo argentino per importanza.
L’epoca dorata coincise però alla metà degli anni Ottanta, quando il club si era già trasferito nel quartiere attiguo della Paternal. Maradona era stato venduto, ma grazie all’apporto di campioni fra cui spiccano Borghi e Batista fra quelli che hanno avuto successo anche all’estero, fu prima campione d’Argentina e poi del Sud America. Sempre Borghi, ma questa volta dalla panchina, guidò quindi il club alla conquista di un altro campionato decisamente inaspettato in tempi recenti (2010).
Nonostante i mezzi limitati non gli permettano di puntare continuativamente a grandi obiettivi e la prima squadra sia da poco tornata nella massima serie dopo la retrocessione del 2014, l’Argentinos mantiene comunque qualcosa di eccezionale che presumibilmente non cambierà mai: è il Semillero del Mundo.