mio articolo pubblicato su CARBOLSO
Nacional e Peñarol si affrontano sul campo da più di un secolo, ma esiste una discussione che fa sì che la rivalità continui in ogni momento e in ogni ambito risultando interminabile e col rischio di essere eterna.
Il cosiddetto ‘decanato’, ossia il titolo derivante dall’essere nato per primo, è un argomento appassionante che mischia storia con attualità avendo a che fare con l’origine dei due club e le statistiche che accompagnano i loro confronti diretti ma anche i trofei vinti nel corso del tempo.
I siti di entrambe le società riportano chiaramente la storia cosiddetta ufficiale propria ma in alcuni casi si spingono a investigare quella altrui. Attraverso la lettura di quanto riportano le società ma anche di molti documenti ugualmente ufficiali pur non essendo menzionati sui loro canali, quindi affidandosi anche alle testimonianze raccolte in altri spazi, è possibile farsi un’idea di quanto successo – anche se forse una risposta univoca e incontestabile ai quesiti che riguardano il ‘decanato’ non arriverà mai.
Sulla fondazione del Nacional non ci sono dubbi: avvenne il 14 maggio 1899.
Il Peñarol, per parte sua, dichiara sul sito ufficiale che il club nacque il 28 settembre 1891 come CURCC ossia Central Uruguay Railway Cricket Club per poi cambiare denominazione il 12 marzo 1914 senza però che ci fosse soluzione di continuità fra la storia precedente e successiva a questa ultima data. Il che, va da sé, implica non solo che i Carboneros sarebbero primi nati rispetto al Bolso ma anche che il loro palmarès comprenderebbe gli allori conquistati con la prima denominazione.
Per contro, la gente del Nacional sottolinea come il Peñarol sia una società sportiva successiva al CURCC e per farlo si appoggia agli statuti degli stessi club rivali, da considerarsi due anche e innanzitutto per l’esistenza appunto (fra le altre cose) di due regolamenti distinti.
Seguendo la linea indicata da Montevideo Portal, che a sua volta ha interpellato il giornalista e storiografo del calcio uruguaiano Ariel Del Bono, un primo spunto di analisi è costituito dal fatto che sociologicamente il Peñarol costituisce la continuazione sportiva del CURCC, cosa che innanzituto la stampa degli anni Venti ossia del periodo immediatamente successivo al cambio di denominazione ha sempre riconosciuto ma che anche l’AUF (Federazione calcistica uruguaiana) e la CONMEBOL (Confederazione calcistica sudamericana) avallano definendo i gialloneri appunto decani del calcio uruguaiano. Il che è in linea con una precisazione che si trova sempre sul sito carbonero, cioè che indipendentemente dalla sua denominazione ufficiale il club venne identificato fin dagli albori anche col quartiere in cui nacque, Villa Peñarol.
Una pubblicazione di Diario Oficial del 2009 basata su uno studio del Ministero di Educazione e Cultura uruguaiano, però, riconoscerebbe la maggior antichità al Nacional definendolo ´istituzione decana del calcio uruguaiano e il primo club creolo (costituito da nativi, ndr) dell’America Latina’.
Tornando alla campana del Peñarol, si afferma che questa discussione non è esistita per lunghissimo tempo e sarebbe sorta solo in occasione del cinquantenario della Federazione in seguito alla presa di posizione ufficiale del Nacional rispetto all’argomento e alla successiva campagna giornalistica promossa dal giornale El País. Non fosse così, non si spiegherebbe perché nel 1916 l’allora Presidente del Nacional, José Maria Delgado, avrebbe dovuto inviare all’omologo giallonero una lettera di congratulazioni per i 25 anni del suo club, atto diplomatico che non sarebbe rimasto isolato, ma non si giustificherebbero nemmeno i numerosi riferimenti al Peñarol quale ‘decano’ che si trovano nella prima edizione della storia del Nacional edita nel 1924 in cui fra l’altro ai Carboneros ci si riferisce anche come CURCC Peñarol trattando delle stagioni già di inizio secolo compresa quella del 1900.
Nel 1991, comunque, il sito ufficiale del Tricolor pubblicò un articolo a sostegno del ‘decanato’ che apparterrebbe allo stesso club. A conferma della supposta legittimità dell’attributo, una serie di osservazioni fatte guardando in casa del rivale. Risulterebbe infatti che del CURCC facessero parte soci attivi con diritto di voto, tutti impiegati delle Ferrovie, ma anche soci che non erano impiegati e non potevano votare. Il 2 giugno 1913, con 25 voti contro 12, l’assemblea avrebbe bocciato una mozione che veniva dai soci senza diritto di voto che chiedevano che il club competesse (nel calcio) ufficialmente e contemporaneamente aggiungesse ‘Peñarol’ alla sua denominazione ufficiale. A dicembre dello stesso anno, quindi, la stessa assemblea del CURCC avrebbe augurato alla nuova istituzione “molti anni di vita” e questo sarebbe compatibile con l’annunciata costituzione del Club Atlético Peñarol, cosa che sarebbe stata poi effettivamente realizzata il 13 dello stesso mese da 30 soci senza diritto di voto nel CURCC (dato che contrasta con quanto appare sul sito dei rivali, che parlano invece del 12 marzo ’14 se non altro in quanto alla scelta del nuovo nome) . Due giorni più tardi, quindi, queste stesse persone si sarebbero riunite per redigere il nuovo statuto, altra prova che le società erano ormai due.
Al di là delle ipotesi, comunque, effettivamente nel corso del successivo anno il CURCC continuò la propria attività, fino al 22 gennaio 2015 quando sempre sul sito del Nacional si afferma che venne sciolto donando fra l’altro il denaro che aveva in cassa all’Ospedale Britannico, senza che un solo ‘peso’ finisse invece al Peñarol come sarebbe stato logico se questo fosse stato la continuazione legale del primo essendoci solo stato un cambio di denominazione. Nel frattempo, il 13 aprile 1914 come risulta dalle carte conservate presso il Ministero di Pubblica Istruzione e Previdenza Sociale e lo stesso club giallonero riporta, il Club Atlético Peñarol ottenne la personalità giuridica; secondo i rivali, però, senza che contemporaneamente venisse modificato lo statuto del CURCC che di fatto quindi rimaneva valido. Nel 1957-58, quindi, sempre il Peñarol avrebbe realizzato una riforma statuaria ritenendo però di non dover approfittare dell’occasione per ribadire le proprie origini.
Fra le tante piste che si possono seguire sulla strada della verità, che riguardano anche aspetti della cultura che non mancheremo di riportare, abbiamo ritenuto di iniziare con una che a testimonianza della complessità della questione si basa su documentazione chiara (e non solo su semplici affermazioni) ma ugualmente contraddittoria. Seguiranno comunque numerosi approfondimenti.