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Largo ai giovani

mio articolo per COMUNITA’ ITALIANA di Rio de Janeiro

Adesso si punta sui giovani. Di certo hanno contribuito le assenze degli juventini e dei napoletani impegnati in Supercoppa a Pechino e alcuni infortuni; fatto sta che nella prima uscita della Nazionale dopo Euro 2012 Prandelli ha lanciato una serie di ragazzi molti dei quali difficilmente usciranno dalla rosa nei prossimi due anni, quelli che dovrebbero portare ai Mondiali in Brasile.

Saccheggiando l’Under 21, che ha comunque giocato benissimo contro l’Olanda e si deve solo capire di quante sue stelle dovrà fare a meno da qui in poi, il c.t. ha dato una netta sterzata sulla via della ricostruzione. E così a poche settimane dalla conclusione agrodolce degli Europei, nel corso dei quali con l’unica eccezione di Balotelli ai giovani non si era voluto assolutamente affidare anche a costo anche di stravolgere il ruolo di alcuni veterani, adesso sembra voler credere nelle forze fresche – di certo anche perché avrà tempi più lunghi per agevolarne maturazione e inserimento. Ha già dato spazio a Ogbonna (24 anni) e lo darà a Borini (21), ma considera già pronto anche Destro (21) e continuerà a tenere sott’occhio El Shaarawy (19), Verratti (19), Poli (22), Fabbrini (22), Schelotto (23), Gabbiadini (20) e Insigne (21). Coi rientri dei protagonisti dell’ultimo torneo continentale sarà tutta da verificare la titolarità di parecchi di questi nuovi volti della Nazionale maggiore, ma in alcuni casi se non è imminente la si può comunque prevedere a medio termine.

Quel che bisogna chiedersi, a questo punto, è se la soluzione che s’intuisce sia ragionevole. Da un punto di vista squisitamente sportivo sì, ed era ora che la si adottasse. Non c’è Federazione al mondo che non dia reale impulso al settore giovanile creando i presupposti per un continuo travaso di giovani da una selezione all’altra. Da noi invece, con l’esclusione della generazione esplosa a metà anni Ottanta, non si era mai verificato in tempi recenti un trasferimento in massa dei ragazzi dell’Under 21 fra i grandi.

La tanto decantata esperienza dei veterani, per di più, si è visto che se portata all’esasperazione può trasformarsi in una palla al piede: dietro l’angolo infatti ci sono sempre quei repentini crolli verticali che rappresentano le impietose sentenze che il calcio fisico e condensato di oggi, coi suoi fitti calendari, emette nei confronti dei giocatori stagionati e logorati.

Ma se da un lato ci si deve certamente rallegrare di quest’inversione di tendenza (certamente agevolata dalla contemporanea presenza di tanti giovani talenti come poche volte nel passato più o meno prossimo) è però bene andar cauti e soprattutto entrare nell’ottica di progressi graduali. Non si può infatti negare che una nostra ipotetica Nazionale ‘verde’ non avrebbe ancora la marcia di molte altre, innanzitutto le sudamericane con cui si dovranno fare i conti nel 2014 e che in tal senso sono nettamente più evolute.

Va infine capito se non si stia solo facendo di necessità virtù in ragione dall’attuale situazione del calcio italiano di club. Dato l’arrivo col contagocce di nuovi campioni stranieri in Serie A e l’invecchiamento dei maggiori punti di riferimento azzurri, l’inserimento di tanti nostri giovani in prima squadra e dei migliori fra loro in Nazionale adesso sembra inevitabile. Ebbene, scelta più meno forzata che sia, sta a Prandelli farla fruttare. Così come ai ragazzi tocca cogliere la prima, vera occasione che tutti loro in massa hanno da tanto tempo.