Newell’s 1 River Plate 0

mio articolo da RIVERPLATE.COM del 20 settembre 2010

Un’altra trasferta, un’altra sconfitta. Dopo l’illusoria vittoria in casa dell’Huracan e il pareggio sul sempre difficile campo dell’Argentinos, Velez prima e Newell’s ieri hanno fatto rivedere al River i fantasmi delle passate stagioni, durante le quali un successo lontano dal Montumental era arrivato a mancare addirittura per otto mesi e mezzo. Si sa, la Lepra è un rivale che nel corso degli anni ha sempre dato fastidio al River, benché a intermittenza. Se infatti dei 146 precedenti i millonarios ne avevano vinti praticamente la metà, più precisamente 70, negli ultimi cinque incontri la Banda non era riuscita a superare i rosarini, con l’ultimo successo datato Apertura 2007 e poi due pareggi e addirittura tre sconfitte.

Fatto sta che al Coloso del Parque, al termine dell’ennesima sfida tirata di questa stagione in cui nessuna partita dei millonarios è stata decisa da più di un gol di differenza, la squadra di Cappa ha lasciato ancora una volta i tre punti ai rossoneri. Ha anche perso la possibilità di andare prima da sola in classifica e addirittura il contatto con la testa della graduatoria, venendo riassorbita nel muccho selvaggio degli inseguitori del San Lorenzo di Ramon Diaz. Peggio ancora, è ripiombata in piena zona Descenso, preoccupante condizione che sembra sarà l’unica costante del 2010-11 al di là di ogni speranza, illusione o anomalia per cui rischierebbe la retrocessione pur vincendo l’Apertura.

Per affrontare la squadra di Sensini, reduce da un massacrante infrasettimanale di Sudamericana, Cappa si è affidato a un 4-4-2 che in realtà, con Funes Mori e Ortega in attacco, il secondo dei quali però obbligatoriamente mobile per provare a creare gioco ovunque potesse, somigliava più a un 4-4-1-1 molto leggero in avanti. Con Almeyda puntello del centrocampo, Ballon tuttofare e la doppia coppia Ferrari-Pereyra a destra e Arano-Lamela a sinistra, tutti con licenza di inserirsi fra le linee, il tecnico puntava a creare la mobilità che piace a lui per primo ma anche, e molto, a tifosi e River Plate tutto. In quanto a Buonanotte e Pavone, un’altra panchina dopo quella di settimana scorsa contro l’Arsenal. Nel secondo tempo, già sotto nel risultato, sono poi stati messi in campo, ma il gol non è venuto. Semmai è venuta l’indicazione che un centravanti fisico e in ripresa come l’ex Estudiantes deve giocare accanto a Funes Mori perché questi, davanti da solo, non è in grado di sopportare tutto il peso dell’attacco e conseguentemente mettere pressione alle difese avversarie soprattutto se a Ortega, come accennato, è demandata la maggior parte delle iniziative e per far questo deve spesso allontanarsi dall’area.

In quanto al disimpegno, poca chiarezza e incisività c’erano state la scorsa giornata, altrettanta confusione e indecisione ieri a Rosario. Funes Mori, al di là della bella stagione che sta disputando, nell’occasione ha clamorosamente gettato al vento il possibile immediato pareggio. Dopo di lui, Ballon e Ferrero avrebbero potuto insaccare abbastanza comodamente e invece sono mancati nel momento decisivo. L’occasione di Pavone nel finale, invece, non era facile.

Volendo andare in cerca della ragione di questo appannamento, non sembra essere l’età dei giovanissimi protagonisti cui sono principalmente affidati centrocampo e attacco, con una media di 20 anni scarsi: fosse per questo, non avremmo visto tante belle cose nel recente passato. Forse ieri sono solo mancati Lamela e Affranchino, ma non è da escludersi che in generale sia da rivedere qualcosa nell’organizzazione del gioco, abbandonando la convinzione che, ammesso e non concesso che riesca sempre, un grande lavoro a centrocampo possa bastare a mettere le partite sulla strada giusta. Sembra infatti che alla squadra manchi la consapevolezza di avere un attacco fatto e finito, messo nelle condizioni di dedicarsi esclusivamente alla realizzazione. Cappa è un maestro e la concezione di gioco che lo contraddistingue, che nella sua testa può solo essere bello, è la benvenuta. Ma arrivati a questo punto gli spetta trovare una soluzione pratica e soprattutto rapida pur senza rinnegare le belle trame perché, come lui stesso dice, se bastasse giocare male per correre meno rischi sarebbe tutto più facile.

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