mio articolo da CALCIOARGENTINO del 18 settembre 2009
Quando si pensa alle vicende calcistiche argentine di Batistuta la mente va immediatamente al Boca Juniors, da cui lo comprò la Fiorentina; se proprio si pensa alle sue origini, poi, tutt’al più si arriva al Newell’s Old Boys di Rosario, dalle cui giovanili uscì al pari di altri campioni di fama mondiale tra i quali Sensini, Balbo, Samuel, Pochettino, Heinze e Messi.
Ma c’è molto di più da sapere del Bati, perché fece la storia in circostanze spesso impensabili o quasi, e non solo con le casacche più famose.
Innanzitutto, divenne famoso ancor prima di entrare nel vivaio della Lepra. Nato ad Avellaneda di Santa Fe, nei pressi di Reconquista, stessa Provincia in cui si trova anche Rosario, già due anni prima di trasferirsi ai rossoneri giocò col Reconquista una partita contro la Nazionale argentina di Redondo, Fabbri e Hugo Maradona che si stava preparando ai Mondiali giovanili del Cile. Il selezionatore si era detto infastidito dalla decisione di giocare quella partitella tanto lontano da Buenos Aires, dichiarando che non c’era motivo di fare tanta strada per vincere con dieci gol di scarto e poi tornarsene indietro. Ebbene, a vincere per 2-1 fu il Reconquista e Batistuta segnò una doppietta!
Al Newell’s rimase un anno buono, segnando i suoi primi gol in campionato, ma nel 1989 fu clamorosamente acquistato dal River Plate. Clamorosamente perché non si ricorda quasi mai il suo passaggio per Núñez, così come spesso si ignorano molti dei motivi dell’entusiasmo che lo animò nei mesi che poi trascorse al Boca.
Al River fu portato dall’idolo ‘millonario’ Norberto Alonso e ad allenarlo trovò Reinaldo Merlo, altro beniamino della tifoseria locale avendo trascorso con la Banda tutta la propria carriera. Il ‘mostaza’ credeva in lui e gli fece disputare ben 21 partite durante le quali, pur giocando da attaccante esterno, il ‘gringo’, com’era soprannominato da ragazzino, segnò quattro reti. Ma quando Di Carlo perse le presidenziali l’allenatore, suo fedelissimo, rassegnò le dimissioni; al suo posto arrivò Passerella, che letteralmente ignorò il giovane attaccante tanto che durante quei sei mesi che fruttarono al River un altro titolo non solo non giocò mai, ma non andò nemmeno una volta in panchina. Così, quando chiese al procuratore di aiutarlo a svincolarsi, il Newell’s rilevò la metà del suo cartellino e stava per riportarlo a Rosario ma si fece sotto il Boca, sua squadra del cuore, Batistuta rinunciò a un po’ di soldi e accettò l’offerta dei rivali di sempre del River, pregustando la più dolce delle rivalse con indosso i colori che amava. Di Passerella non ha mai detto male, ma certamente non può aver digerito il suo atteggiamento di allora né, qualche tempo dopo, le sue dichiarazioni secondo cui la Fiorentina gli avrebbe dovuto preferire una punta di esperienza come Caniggia.
Al Boca, dopo i primi, difficili mesi, arrivò Tabarez. Il tecnico uruguagio, al pari di Merlo, gli diede fiducia ma intuì di doverlo schierare nel mezzo dell’attacco; fece bene, perché con La Torre formò una coppia micidiale. Se in campionato vinsero solo un titolo a metà, essendosi aggiudicati l’Apertura ma avendo poi perso lo spareggio col vincitore del Clausura, guarda caso proprio il Newell’s, è in Copa Libertadores che Batistuta si prese la sua rivincita. Dopo aver vinto per 4-3, in rimonta e con due gol nel finale, la sfida casalinga d’andata contro il River di Passerella, al ritorno al Monumental la sua doppietta valse il 2-0 finale per il Boca. Considerando anche quella realizzata a Mar del Plata in un torneo estivo, le sue doppiette al River sono dunque state due.
Nel complesso, prima del suo trasferimento in Italia, Batistuta giocò 78 partite ufficiali con squadre di Club segnando 25 gol fra Newell’s, River e Boca. Nel confronto fra queste ultime due, al River segnò 4 reti in 21 partite e al Boca 13 in 34.
Curiosamente, anche altri due giocatori che sarebbero diventati idoli xeneizes, il portierone Gatti e Caniggia, di cui Passerella aveva detto meglio del Bati, giocarono nel River prima che nel Boca, e nel River non trovarono fortuna. Anch’essi avrebbero poi donato il proprio cuore al Boca, ma mentre Gatti quando giocava al Monumental era ancora troppo inesperto e maturò solo alla Bombonera non avendo quindi troppi ricordi da legare a Núñez, Caniggia per sua stessa ammissione è con la maglia della Banda che segnò il suo gol più bello.